ambra
Circa 250 milioni di anni fa alcune piante, oramai estinte da diverso tempo, rilasciarono una resina che, una volta raggiunto il suolo, iniziò a fossilizzarsi attraverso un lunghissimo processo di polimerizzazione. La resina in alcuni casi, colando, inglobò in se foglie, insetti corteccia o altro materiale organico, da questo lungo processo “nacque” l’ambra, che nonostante sia un composto organico, da tempo è entrata di diritto a far parte delle pietre preziose dato il suo vasto utilizzo in gioielleria, dovuto alla sua stupefacente bellezza.
Si rinviene quasi sempre sotto forma di noduli. I maggiori giacimenti si trovano in Germania, in Polonia, nel Mar Baltico, in Romania, in Italia, in Messico, a Santo Domingo e in Birmania.
L’ambra può essere così suddivisa:
ambra Baltica, 35/40 milioni di anni;
ambra Domenicana, 25/40 milioni di anni;
ambra Messicana, 23/26 milioni di anni;
ambra Birmana, 45 milioni di anni.
Sin dall’antichità è stata utilizzata come ornamento. Molti reperti sono stati infatti rinvenuti in diverse tombe Micenee, ma anche in altre parti d’Europa. Nell’antichità, in Grecia, veniva chiamata Electron (nome da cui deriva il termine elettricità) per le sue proprietà elettrostatiche, se strofinata con un panno di lana, essa si carica di elettricità statica attraendo a se piccoli pezzi di stoffa.
É traslucida e il suo colore spazia dal bianco al giallo intenso, al rosso bruno sino al nero. Nel tempo molte sono state le imitazioni di questo prezioso fossile, con sostanze artificiali quali la celluloide, la galalite, la bachelite (ottimo isolante elettrico), il copale (resina, “giovane” semi fossile del Madagascar).